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Functional Independence Measure
Il sistema FIM® è uno standard internazionale di misura della disabilità. Il suo elemento principale è la scala FIM®. Essa si presenta come un questionario che censisce 18 attività della vita quotidiana (13 motorio-sfinteriche, 5 cognitive). Ogni attività può ricevere un punteggio variabile fra 1 (completa dipendenza dagli altri) e 7 (completa autosufficienza). Il punteggio cumulativo e il profilo dei punteggi nelle diverse voci rappresentano indicatori standard ormai molto diffusi nel mondo della riabilitazione. Le applicazioni spaziano dalla misura di appropriatezza ed efficacia dell’intervento riabilitativo sul singolo caso, alla previsione di tempi di degenza, minutaggi assistenziali e costi sanitari in Unità operative singole o in rete, oppure in studi longitudinali “di percorso” riabilitativo. Lo strumento, quindi è molto versatile e si presta ad applicazioni sia cliniche sia amministrative. I punteggi cumulativi producono un indice quantitativo della disabilità della persona. Una scheda standard socio-sanitaria consente di correlare i punteggi a variabili rilevanti a fini clinico-epidemiologici .
Il sistema FIM® prevede Corsi di accreditamento ed una banca-dati internazionale e nazionale.
La banca-dati consente studi epidemiologici ed econometrici ed anche controlli di qualità sui dati raccolti presso singole strutture.
Il sistema FIM® è nato nel 1984 negli Stati Uniti ed è proprietà intellettuale di UB-Foundation Acitivities, Inc., ente non-profit emanazione della State University of New York-Buffalo, NY. L'unità tecnica che promuove la diffusione del sistema FIM® è lo Uniform Data System for Medical Rehabilitation (UDSMR), in Buffalo-NY, USA, che mantiene anche un data-base bibliografico (www.udsmr.org).
Il Sistema FIM® si è ormai affermato come principale standard di misura dell’autosufficienza in medicina riabilitativa e nell’area socio-asistenziale.
La conoscenza ormai capillare della strumento ha favorito anche in Italia il nascere di applicazioni istituzionali: (Enti, Assessorati, Associazioni di malati, IRCCS ) e singole strutture riabilitative si sono avvalse dei servizi banca-dati e di consulenza statistica nell’ambito di progetti e di sperimentazione gestionale, nei quali lo strumento FIM® ha consentito misure di efficacia-efficienza del percorso riabilitativo e la costruzione di sistemi classificativi basati sul grado di disabilità.
Sperimentazioni cliniche o gestionali sono state avviate da singoli ospedali, reti di ospedali aziendali, intere Regioni o Province autonome, associazioni nazionali di malati.
Non sorprende che il sistema FIM® interessi ormai, non meno che gli operatori clinici, i programmatori e gli amministratori della sanità e dell’assistenza.
Questi ultimi possono utilizzare il sistema FIM® direttamente dal punto di vista gestionale e amministrativo. Una specifica letteratura e specifici prodotti formativi fanno comprendere loro quali vantaggi e limiti esso presenti e quali risultati immediati o ricadute indirette esso prometta.

Il problema: verso un modo riabilitativo di fare medicina

In Italia vi è una crescente richiesta di cure riabilitative e aumentano le persone disabili. Fra le cause principali ne vanno citate almeno tre: invecchiamento generale della popolazione, aumento di sopravvivenza a patologie acute e cronico-progressive pur con postumi o esiti invalidanti e aumentata sensibilità sociale alla disabilità; non si accettano più risposte di tipo prevalentemente umanitario-sociale.

Le persone disabili aspirano ad essere più autosufficienti e quindi tendono a richiedere tre tipi di intervento assistenziale:

  • per la patologia-causa (spesso una serie complessa di comorbidità)
  • per interventi sanitari specificamente riabilitativi
  • per assistenza generica nelle attività di base della vita quotidiana

La risposta sanitaria/Appropriatezza ed efficacia:

In Italia è tuttora in corso una imponente riconversione di letti “per acuti” in letti di riabilitazione, con un corrispondente accreditamento dei nuovi soggetti che offrono prestazioni riabilitative.
A questo ri-ordinamento della spesa sanitaria non corrisponde ancora un chiaro indirizzo nei meccanismi di identificazione della appropriatezza e della efficacia delle prestazioni.
I ricoveri “per acuti” sono identificati obbligatoriamente attraverso la SDO-Scheda di Dismissione Ospedaliera, che prevede codifiche diagnostiche secondo standard internazionali.

La codifica attuale ICD9-DRG non consente di valutare adeguatamente appropriatezza ed efficacia del ricovero riabilitativo; qua e là si fanno tentativi di controllare l’appropriatezza dei ricoveri “spremendo” il sistema ICD9-DRG e la SDO in vario modo: si penalizzano casi con patologia ad insorgenza meno recente, si premiano casi provenienti direttamente da un ricovero in reparto per acuti invece che da casa.
Tuttavia resta difficile “catturare” il carico assistenziale effettivamente indotto da un caso definito comunque più dalla patologia-causa che dal grado di disabilità.
La scala FIM®, opportunamente integrata con indicatori già presenti sulla SDO, fornisce una risposta a questo problema: essa misura direttamente le condizioni funzionali del paziente.
Il punteggio all’ingresso già di per sé costituisce un valido indice di apropriatezza. Punteggi troppo alti sono indicativi di ricovero eccessivamente “alberghiero” e che potrebbe essere sostituito da interventi a minor costo (es. day hospital).
Anche punteggi troppo bassi possono segnalare inappropriatezza poiché possono connotare i pazienti ancora clinicamente instabili, per i quali è opportuna la permanenza per acuti.
Il punteggio FIM® alla dimissione fornisce una sintetica misura di efficacia del ricovero che, in quanto appunto riabilitativo, dovrebbe produrre un qualche aumento di “abilità” complessiva del paziente quale che sia la patologia. Il rapporto tra guadagno FIM® e tempo di degenza rappresenta un indicatore di efficienza.
Il fatto che la scala FIM® venga rilevata secondo standard omogenei e la presenza di una vasta banca-dati nazionale fanno sì che i dati FIM® all’ingresso e alla dimissione e quindi i dati di efficacia ed efficienza del ricovero possano essere confrontati con valori nazionali ed internazionali di riferimento.

 
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